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Urbanistica

Da Italcementi a Germancementi, addio ad un altro pezzo di made in Italy

"Da ItalCementi a GermanCementi: il supermercato Italia continua a vendere aziende ed eccellenze nostrane a gruppi esteri

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“Da ItalCementi a GermanCementi: il supermercato Italia continua a vendere aziende ed eccellenze nostrane a gruppi esteri, nella più assoluta indifferenza di un governo che blatera di Made in Italy senza però intervenire concretamente per evitare questo depauperamento della struttura produttiva italiana.” E’ quanto afferma Walter Schiavella in una dichiarazione rilasciata all’Agenzia Ansa.

“Non siamo contrari” ha affermato Schiavella “anzi auspichiamo processi di aggregazione tali da garantire il futuro in mercati sempre più difficili, ma un conto è essere acquirenti un conto è essere acquisiti”.

Parole forti che denunciano quella che secondo la confederazione sindacale è stata una vera e propria sconfitta del sistema Italia.

” la cessione di Italcementi a Germancementi è una sconfitta per il paese, una ennesima prova che i nostri capitani di industria guardano più ai salotti buoni della finanza che agli interessi del paese. Nella prospettiva aperta da questa operazione, al di là di ogni rassicurazione e dichiarazione sul futuro dei siti produttivi italiani, parlano i numeri, quelli tratti dal trimestrale di bilancio Italcementi del 2015: il quinto gruppo mondiale del cemento, su 980,5 milioni di ricavi nel primo trimestre 2015, ne realizza in Europa Occidentale (Italia, Francia, Belgio, Spagna, Grecia) solo 453, di cui 130 in Italia. Il Mol (margine operativo lordo) corrispondente è pari a 96,3 milioni di euro in totale, di cui 32,3 in Europa Occidentale e solo 17,6 in Italia.”

“Il mercato italiano, del resto, si è dimezzato in questi otto anni di crisi” prosegue Schiavella “ed è diventato sempre più periferico nelle strategie del Gruppo Italcementi, complice anche l’assoluta assenza di politiche industriali da parte del governo”.

“Ora, il cambio degli assetti proprietari accentua questa situazione e rischia di consegnare i siti produttivi del nostro paese al destino di periferie degli assetti industriali del colosso che si prospetta. Di fronte a questi rischi e preoccupazioni devono essere chiare alcune certezze: non intendiamo assistere passivamente all’ennesimo impoverimento del patrimonio industriale italiano e dell’occupazione.”

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