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Jobs act lavoro autonomo: per Confprofessioni un provvedimento luci e ombre

Jobs Act lavoro autonomo: un atto di equità che riconosce la dignità professionale, ma attenzione alle norme restrittive

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“Il Jobs act lavoro autonomo è un atto di equità che riconosce il valore e la dignità del lavoro autonomo e professionale. Siamo favorevoli alle garanzie introdotte dal nuovo Statuto, tuttavia vi è il rischio che le finalità di tutela possano essere vanificate da disposizioni difficilmente  applicabili e formule indefinite”. Con queste parole il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, si è espresso oggi davanti alla Commissione Lavoro del Senato, dove sono cominciate le audizioni sui disegni di legge per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e sul lavoro agile.

“Il ddl riguarda principalmente i rapporti di lavoro autonomo prestati in via continuativa senza specificare cosa si intenda con tale concetto. La disciplina proposta per il recesso poi non prevede termini precisi. Tutto ciò rischia di generare contenzioso. Per una auspicata simmetria delle posizioni contrattuali sarebbe opportuno che le citate disposizioni riguardassero sia il lavoratore autonomo/professionista sia il committente”.

“Molte misure introdotte nei disegni di legge all’esame della Commissione Lavoro del Senato vanno certamente nella giusta direzione, basti citare la norma che rende universale la partecipazione dei professionisti ai bandi europei, ampliando quanto già previsto dalla legge di stabilità” ha continuato il presidente di Confprofessioni “ma potrebbe essere utile inserire nel disegno di legge ulteriori disposizioni di sostegno alla libera professione. Bisogna eliminare la doppia tassazione che grava sulle Casse professionali e armonizzare la disciplina sull’Irap individuando parametri precisi al fine di risolvere un annoso problema, che ha causato enorme contenzioso. Va altresì reso pienamente operativo lo strumento delle società tra professionisti”.

Cosa comporterà l’introduzione del Jobs Act lavoro autonomo?

Tutele per ritardato pagamento: le norme contenute nel DLgs 231 del 2002 vengono estese anche agli autonomi o meglio alle transazioni commerciali tra lavoratori autonomi ed imprese o tra lavoratori autonomi.

Limite ai contratti “capestro”: vengono considerate abusive e nulle alcune clausole inserite nei contratti con la committenza che non tutelano il lavoratore autonomo. Sono nulle, ad esempio, le clausole che attribuiscono al committente la possibilità di modificare unilateralmente le condizioni del contratto o, in caso di prestazione continuativa, di recedere senza dare un congruo preavviso

Deducibilità delle spese di formazione: prevista la deducibilità totale (entro il limite di 10mila euro) delle spese sostenute per l’iscrizione a master, convegni e a corsi di formazioni e di aggiornamento professionale. Integralmente deducibili, entro il limite annuo di 5mila euro, i costi di servizi di certificazione delle competenze, orientamento, ricerca e sostegno all’auto-imprenditorialità, finalizzati ad ottenere sbocchi occupazionali. Si tratta dei costi sostenuti per servizi specialistici offerti dalle agenzie del lavoro per assistere i lavoratori autonomi nel reiserimento nel mercato del lavoro. Si prevede inoltre la deducibilità totale dei premi per polizze assicurative facoltative stipulate per tutelarsi dai rischi connessi al mancato pagamento delle prestazioni

Uno sportello per gli autonomi nei centri per l’impiego: i centri per l’impiego dovranno dotarsi uno sportello dedicato al lavoro autonomo, che faccia incontrare domanda e offerta.

 

Equiparazione alle Pmi: viene rafforzato quanto affermato dalla legge di Stabilità 2016, comparando i lavoratori autonomi ai piccoli imprenditori ai fini dell’accesso ai Piani Operativi Nazionali e Regionali (PON e ai POR). 

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