venerdì, Aprile 19, 2024
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La professione di Geometra al femminile

Giuseppina Bruzzese (Potenza), Paola Passeri (Macerata), Alessia Zaupa (Vicenza), tre professioniste, tre donne, tre geometri.

La professione di Geometra al femminile
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Anche fra i Geometri come in molte altre professioni la componente maschile è sempre stata ed è ancora superiore a quella femminile ed anche in modo netto. E tuttavia negli ultimi anni si è registrata una inversione di tendenza a livello di governance, se consideriamo che nelle ultime tornate elettorali le donne elette Presidenti di Collegio sono salite a 11 su un totale di 110 Collegi

Il progetto #accettolasfida libera professionista, voluto congiuntamente dal Consiglio Nazionale e dalla Cassa Geometri, si propone dunque di rafforzare questa tendenza già naturalmente in atto — sia a livello di Collegi territoriali che a livello nazionale — e valorizzare la figura della donna geometra agendo in due direzioni: in primis, contribuire a cambiare l’immaginario di genere all’interno della categoria stessa, individuare modelli capaci di favorire il cosiddetto work of balance, promuovere al tempo stesso forme di comunicazione capaci di avvicinare le ragazze allo studio delle materie tecnico-scientifiche; allo stesso tempo, contribuire a ridisegnare una nuova idea di welfare, con un sistema di servizi che venga incontro in modo adeguato alle esigenze delle donne lavoratrici e delle famiglie.

Ne hanno parlato tre Presidenti di Collegio da tempo molto attive su questo fronte e diventate da poco espressione della emergente governance femminile di categoria: Giuseppina Bruzzese (Potenza), Paola Passeri (Macerata), Alessia Zaupa (Vicenza), alle quali abbiamo rivolto delle domande sullo stato delle cose e sui possibili prossimi passi per migliorarle.

Giuseppina Bruzzese

  • D.In base alla sua esperienza in prima persona sia come geometra che come Presidente di Collegio, la professione di geometra presenta particolari svantaggi, rispetto alle altre, per una donna che decida di affrontarla?
  • R.La mia esperienza di donna, mamma e geometra professionista mi consente di poter affermare che la questione di genere non è mai stata uno svantaggio, anzi. In taluni casi il saper svolgere più mansioni contemporaneamente, mantenere gli equilibri all’interno del nucleo familiare, saper organizzare e conciliare tutti gli impegni fra studio e casa, mi ha permesso di esercitare con una marcia in più. Ho affrontato il dovere in modo molto costruttivo e, soprattutto ho intrecciato relazioni con tante persone, ognuna con una peculiarità diverse dall’altra. Dal mio punto di vista, posso desumere che le difficoltà che incontrerà una donna, una collega, non saranno né più, né meno che le stesse di qualsiasi altra libera professionista. I possibili svantaggi saranno quelli che accomunano già le donne che lavorano dentro e… fuori casa!
  • D.La cosiddetta “società liquida” del Terzo Millennio, facendo scomparire quella solida rete di rapporti e solidarietà familiare che aveva contraddistinto fino al secolo scorso la società italiana, secondo lei pone un ulteriore problema alla carriera professionale di una donna? E se sì quali misure di welfare dovrebbero essere messe in atto dalla categoria per ovviare a questa situazione?
  • R.Questa domanda mi permette di affermare nuovamente che sono stata una donna fortunata. Come ho avuto modo di raccontare nel talk show che si è tenuto durante il 45° Congresso nazionale, in occasione della nascita di mia figlia ho potuto contare sull’aiuto della mia famiglia: un’opportunità non comune, non tutte noi – per le ragioni più svariate – possiamo contare su una rete di congiunti disponibili e a due passi da casa.
  • Non c’è dubbio, le famiglie sono cambiate, i bisogni sono mutati, la società si è profondamente trasformata. Avere un supporto non è semplice: occorrono anche tutte quelle misure che possono assicurare sostegno alle donne e, al tempo stesso, alle famiglie e alla genitorialità.
  • In tal senso la nostra Cassa Geometri ha svolto un ruolo importante. Nell’approvazione del bilancio di previsione 2019 e nel nuovo regolamento per l’attuazione delle attività di previdenza ed assistenza, ha introdotto all’art. 26 l’indennità di paternità. Senza dubbio alcuno, ciò ha significato un’equiparazione fondamentale dei diritti, oltre a un contributo determinante per la crescita culturale della nostra comunità. Quale prossimo step del nostro welfare, mi permetto di suggerire un contributo sulla spesa di asili nido e/o contratto per baby sitter: rappresenterebbe un ulteriore aiuto alle famiglie di oggi.

Paola Passeri

  • D.Quali sono, secondo lei, le misure da prendere con più urgenza per venire incontro ai problemi che si pongono alle donne che intraprendono la carriera di geometra?
  • R.La nostra società è profondamente mutata, l’organizzazione familiare si è evoluta e tutto questo non trova rispondenza in alcun disegno sociale generale, che possa consentire un equilibrio dei protagonisti del contesto di riferimento. In realtà, ci troviamo di fronte a iniziative spot e, per raggiungere un obiettivo come il cosiddetto “work life balance”, dobbiamo impegnarci ancora molto.
  • Un possibile punto di partenza – in questo preciso ambito – potrebbe essere rappresentato dall’intento di delineare un nuovo concept di welfare, che per rispondere alle esigenze della famiglia e della collettività, e non soltanto della donna professionista, possa prevedere un sistema di servizi idoneo alle nuove esigenze della collettività. Si tratta, infatti, di aspetti profondamente mutati, che risentono oggi dell’assenza di una rete familiare di supporto, dell’innalzamento dell’età di occupazione femminile che si traduce in nonne ultra sessantenni, con sempre meno tempo per collaborare con le figlie affinché gestiscano il loro ruolo di mamme e donne lavoratrici con maggiore serenità. Indubbiamente alcuni incentivi fiscali, talune detassazioni e i congedi di paternità obbligatori potrebbero costituire un punto di partenza, anche se servizi per l’infanzia, per le disabilità e per la vecchiaia, il tempo pieno nelle scuole, e non solo fino alle elementari, dovrebbero cambiare di pari passo.
  • D.In base alla sua esperienza personale in che misura ritiene che la tecnologia applicata alla nostra professione potrà, in un futuro prossimo, venire in aiuto in particolare alla donna geometra?
  • R.E’ sotto gli occhi di tutti come la tecnologia stia completamene rivoluzionando il modo di lavorare, in particolare quando si tratta di erogare una prestazione intellettuale come quella del geometra. Grazie a questo, l’impatto sulla produttività che ciascuna di noi vorrà assegnare sarà decisivo: le donne professioniste potranno acquisire livelli di conoscenza e rivelare abilità sempre maggiori, affinché l’innovazione e la digitalizzazione dei processi possa generare nel loro caso un reale plusvalore. Non solo occuperemo meno tempo nel disbrigo di una pratica e potremo farlo da remoto, ma potremo avvalerci di questa possibilità per riqualificarci professionalmente, migliorare il nostro reddito e contemporaneamente dedicare più tempo alla famiglia e, non in ultimo, a noi stesse.

Alessia Zaupa

  • D.Non solo in qualità di Presidente di Collegio ma anche come componente del tavolo Pari Opportunità della Rete delle Professioni Tecniche, ritiene che ancora oggi la carriera della donna geometra sia più difficile di quella del suo collega maschio e perché?
  • R.Per rispondere a questa domanda, parto da un aneddoto. L’altro giorno in cantiere dovevamo ispezionare un’infiltrazione di acqua e l’idraulico – con una mano poggiata alla scala a libretto – mi pone una domanda (in dialetto) che davvero non mi aspettavo: “Sei capace di salire su questa scala?!” Sì! che ne sono capace – ho pensato, sorridendo, fra me e me – e con un flash mi sono rivista bambina, insieme a mio nonno, quando raccoglievamo insieme la frutta sugli alberi. “Ma, certo!” è stata la mia risposta serafica, anche se glielo avrei voluto dire un po’ seccata, ma mi sono trattenuta: chissà, magari, voleva essere spiritoso. Al termine, un interrogativo mi è rimasto in testa: se mi fossi chiamata Alessio, sarebbe andata allo stesso modo?!
  • Ecco perché essere una donna geometra è più difficile. A parità di formazione, di competenze acquisite e di abilità dimostrate sul campo, siamo ancora considerate come coloro a cui fare una domanda, o una battuta del genere, benché la donna sia unanimemente considerata una professionista affidabile. Se poi si è giovani come me, lo stereotipo di genere si fa più evidente: non c’è ricerca sociale e dati demografici che tengano. Fra colleghi, con i committenti e senza trascurare la mia personale esperienza, la risposta alla domanda è una sola: sì, anche se – per fortuna – in molti casi, non siamo più quelle che temono di sgualcire il vestito che indossano e che non devono più alzare la voce per essere prese sul serio.
  • D.Ritiene che, per l’affermazione di una donna geometra, pesino ancora gli stereotipi di genere, ossia i convincimenti culturali e sociali nei confronti di un ruolo tradizionalmente considerato maschile? In caso affermativo, che cosa si può fare per superarli?
  • R.Avendo in parte già risposto, aggiungo che il cambiamento non può venire che da noi stesse. Dovremmo noi tutte “avere chiaro il mondo che vorremmo e comportarci come se fossimo già lì. Vivere come se tutto il resto attorno a noi fosse già cambiato. Silenziosamente ma fermamente agire nella direzione della mèta, come se fossimo giunte già a destinazione” (citazione tratta dallo speciale “Donne, un secolo di cambiamenti” curato dal magazine mensile del National Geographic Italia).
  • La diffidenza nei nostri confronti unita alla mancanza di fiducia in noi stesse mettono in dubbio il nostro talento e sono catene che dobbiamo spezzare. Al più presto. Solo questo comportamento virtuoso potrà porre fine agli studi che portano a risultati scontati: le donne sono più soggette ad essere considerate “sgradevoli” o “inaffidabili” se percepite come potenti, arroganti o apertamente ambiziose. Negli uomini gli stessi tratti caratteriali sono visti come un’inclinazione alla predisposizione di incarichi dirigenziali.
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