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Edilizia

Allarme Ance: “ l’edilizia italiana può ripartire, ma occorre fare presto”

“ L’edilizia italiana può ripartire, le condizioni ci sono tutte per far girare il motore, ma occorre fare presto”

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“Il Paese frana, le scuole sono insicure, il tempo per porre riparo a questo stato di cose è sempre meno” , a denunciare un certo immobilismo nel settore dell’edilizia è l’Ance che dopo aver fatto una ricognizione delle opere pubbliche immediatamente cantierabili, ne ha individuate ben 5.300 per un totale stimato di circa 10 miliardi di euro.

Un mole di progetti e investimenti che porterebbe alla creazione di circa 170 mila posti di lavoro, con una ricaduta economica sul tessuto sociale italiano di quasi 33 miliardi di euro.

La proposta è stata fatta dall’Ance, che cosi facendo mira a dare una spinta alla ripresa dell’edilizia grazie a quella che sembra una condivisione di intenti con il Governo centrale“è lo stesso Ministro Del Rio che ci ha commissionato questo lavoro quando ancora era sottosegretario alla presidenza del Consiglio e oggi il Governo ha mandato segnali chiari di condivisione”

“Le 5.300 opere” ha affermato il presidente dei costruttori Paolo Buzzetti “sono per lo più progetti rapidamente cantierabili (il 75% è ad un livello di progettazione avanzata) e riguardano la sicurezza delle scuole (20%), il miglioramento della vita nelle città (16%), il contrasto del rischio idrogeologico (13%) e la manutenzione delle strade (13%). Distribuite su tutto il territorio: 948 nel Nord-Ovest, 1.128 nel Nord-Est, 998 nel Centro e 2.199 nel Sud”

Ma occorre fare presto per rilanciare il settore dell’edilizia, considerato come fondamentale per qualunque progetto di ripresa.

Proprio per fare presto, l’Ance propone quindi, in attesa che il nuovo Codice degli appalti pubblici venga completato, di anticipare con un decreto legge alcune misure urgenti per realizzare i progetti in tempi certi, con costi adeguati e metodi trasparenti:

Ma quali sono le proposte Ance per agevolare la ripresa in edilizia?

  • commissioni di gara con membri esterni alla stazione appaltante

  • divieto dell’offerta economicamente più vantaggiosa per i piccoli lavori

  • tutela delle imprese sane in caso di crisi aziendale

  • ritorno alla figura dell’ingegnere capo

  • maggiori controlli e responsabilità di risultato

L’urgenza sarebbe giustificata da una importante e diffusa criticità del territorio e del patrimonio edilizio del Paese, un paese dove circa l’82% dei Comuni è a rischio frane e alluvioni, dove circa 30 mila scuole sorgono in zone a rischio terremoto o alluvione e oltre la metà degli istituti risale a prima del 1974, e dove il 65% dell’intero complesso di edifici italiani ha più di sessant’anni.

 

 

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