martedì, Marzo 19, 2024
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Alessandro Casella

Alessandro Casella

di Mazzano (Brescia)
Professione: Geometra
Specializzazione: Progettista

Alessandro Casella libero professionista dal 2002



sono anche ed ancora studente in Architettura, dedico il mio lavoro principalmente alla progettazione architettonica.

In proposito si rifletta alle parole di Francesco Averlino, il Filarete (1400-1469), scultore e architetto fiorentino, nel Trattato di Architettura (c.1460-1465): «Io ti mostrerò l'edificio essere proprio un uomo vivo, e vedrai che così bisogna a lui mangiare per vivere, come fa proprio l'uomo: e così s'amala e muore, e così anche nello amalare guarisce molte volte per lo buono medico». Proprio come l'uomo, l'architettura è generata dall'incontro di un padre e con una madre: padre è il committente e madre è l'architetto. Ancora Filarete rammenta «Il generare dell’edificio si è in questa forma: che sì come niuno per sé solo non può generare sanza la donna un altro, così a similitudine lo edificio per uno solo non può essere curato, e come sanza la donna non si può fare, così colui che vuole edificare bisogna che abbia l’architetto e insieme collui ingenerarlo, e poi l’architetto partorirlo e poi, partorito che l’ha, l’architetto viene ad essere la madre d’esso edificio. […] E così come la donna ancora sanza l’uomo niente fa, così l’architetto è madre a portare questo ingeneramento, e secondo la sua voluntà, quando l’ha bene ruminato e considerato e in molti modi pensato, debbe poi eleggere quello gli pare che sia più comodo e più bello secondo la terminazione del generante; e fatto questo partorirlo, cioè farne uno disegno piccolo rilevato di legname, misurato e proporzionato come che ha a esser fatto poi, e mostrarlo al padre».

Si considera il rapporto fra il “signore dell’edificio”, cioè il committente, e l’architetto. Il primo è considerato il padre dell’edificio, il secondo è assimilato alla madre. La madre conclude la gestazione con un modello, che presenterà orgogliosa al padre. Tutto questo piano tende a dimostrare che l’edificio deve essere considerato un organismo vivente.

Questa appassionata considerazione alimenta i primi elementi fondanti l’etica professionale dell’architetto, ovvero un principio universale attraverso cui può essere giudicata la bontà delle azioni, il che significa che un fine giusto sarà il risultato dell'utilizzo di giusti mezzi, e quando un’architettura è buona se non quando chi ne fruisce ne è influenzato positivamente o quando contribuisce alla felicità di chi ne fa uso.

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